Robert Mapplethorpe

Robert Mapplethorpe

giovedì 30 dicembre 2010

Viaggio a Bruxelles pt.2

Ostello

La ricerca di un posto per dormire è sempre una questione delicata, si sa.
In questo caso però la nostra scelta è caduta subito su un sorridente ostello della gioventù: Gite d'Etape - Jacques Brel Youth Hostel. Perché? Facile: era carino, economico, ben posizionato, con la colazione inclusa e il bagno in camera. Ma soprattutto, era consigliato dalle (zinga)guide.


   
L’impressione iniziale? Ottima!

  1. L’ostello è veramente vicino alla metro (Madou) e il personale è cordiale e sorridente.
  2. Non si finisce mai di risparmiare! Siccome siamo under 26 ciascuno paga 18,50 a notte anziché 21.50. Tiè.
  3. Saliamo e… incredibile! Forse per la prima volta la camera corrisponde perfettamente alle nostre richieste. Prenotazione: tripla con bagno. Camera: tripla con bagno. Ci auguriamo subito di rimanere lì per tutte e 4 le notti. Cosa intendiamo dire? Breve parentesi.

Parigi.
Prenotazione: matrimoniale con bagno.
Camera #1: doppia con bidet a vista (esattamente ai piedi del letto) e water in corridoio.
Camera #2: matrimoniale senza bagno né bidet.

Berlino.
Prenotazione: matrimoniale con bagno.
Camera #1: dormitorio con sei letti e bagno imperiale. D’accordo che è solo per noi, ma esattamente cosa ce ne facciamo di una camera con sei letti?! Sesso acrobatico?
Camera #2: (ottenuta dopo numerosi reclami) matrimoniale con bagno ;)

Peccato che, a Bruxelles, i nostri compagni di viaggio non siano stati altrettanto fortunati.
Prenotazione: matrimoniale con bagno.
Camera #1: doppia senza bagno con le lenzuola sporche e arrotolate – seguono reclami.
Camera #2: doppia con bagno (sporco) adornata da fazzoletti usati e mele smangiucchiate - seguono reclami.
Receptionist in preda al panico: “Non tornate prima delle 20, vero?”
Camera #2 si trasforma: doppia con bagno (quasi) pulito.

  
E la colazione, com’è? Buona, abbondante ed energetica!

Un episodio degno di nota? Come no! Avete presente i tempi della gita di classe, quelli in cui si sceglieva con cura la camera più lontana dai prof per far baldoria fino alle 3 del mattino tra fumo, musica e alcol? Bene, si dà il caso che dei simpatici giovincelli abbiano scelto proprio la camera adiacente alla nostra per il loro adorabile rave. Poveri piccoli, essendo ancora abbastanza vicini ai tempi delle superiori li capiamo eccome, ma le ore di sonno contate ci hanno costretti ad intervenire.
“Party is over. You have to move to another room. Now.”

Pattume e affini

Alzi la mano chi pensa che la Capitale Europea non sia linda e pinta. Nessuna mano alzata? Male! Anche noi ci avremmo scommesso una botte di Gueuze e, purtroppo per noi (vedi Bruxelles pt.1) l’avremmo persa.
Bruxelles è sporca. Sporchissima. Lercia.
Napoli in confronto è la patria di Mastro Lindo.
Non ci credete? Segue reportage fotografico. Non è esaustivo, ahinoi, ma è una valida introduzione.




(C, A)

mercoledì 15 dicembre 2010

Viaggio a Bruxelles pt.1

Come abbiamo passato questo gelido ponte dell'immacolata?
Semplice, abbiam deciso di andare a svernare a... Bruxelles!
Temperature tra +3° e -3°.
Geniali no?
Solo per voi un resoconto di viaggio. Dato che scrivere "Il primo giorno siamo andati... abbiamo mangiato... poi ci siamo recati..." è più noioso che pagare le bollette, abbiamo deciso di procedere per punti. Così, se non v'interessa il capitolo Chiese&monumenti potrete passare direttamente a Quartieri.
Per iniziare questo primo post abbiamo optato per due grandi classici che non deludono mai: il Clima e le Specialità.

Clima

Qualche giorno prima della partenza consultiamo il meteo. Prevista nebbia il primo giorno e neve i restanti quattro giorni. Ottimo!
Ci attrezziamo quindi come se dovessimo scalare il Monte Bianco: moonboot, scaldamuscoli, cappelli siberiani, guantoni, giacche impermeabili.


4 dicembre: arriviamo all'aeroporto di Bruxelles. Nevica. Ma non doveva esserci della semplice nebbia oggi? Fidandoci ciecamente delle previsioni abbiamo pensato: “adesso smette” e, dopo aver posato la valigia, siamo usciti dall'albergo senza ombrello. Inutile dire che i tre fiocchi di neve che ci avevano accolti si sono trasformati in una bufera epocale.
 
 
Il giorno dopo ci siamo detti: “stavolta non ci facciamo fregare!”.
Abbiamo passato quattro giorni a trascinarci in giro con l'ombrello e i moonboot. Ovviamente, non è più caduto nemmeno un fiocco di neve.
Il freddo, invece, è rimasto intatto, tagliente, aggressivo. Abbiamo benedetto giacconi impermeabili e colbacchi e ci siamo imbottiti come Bic Mac deambulanti. A proposito, il McDonald a Bruxelles non esiste.
      
  
Specialità

Chi non ha mai sentito parlare dei celeberrimi cavolini di Bruxelles?
Ci si aspetta quasi che la città sia invasa dai cavolini, che siano in tutti i negozi, che siano usati come contorno di tutte le pietanze. Bene. Mai visto un cavolino in tutta la nostra permanenza. Ma nemmeno uno! La città è invece invasa da ben altri tipi di alimenti, molto più sfiziosi.

3. Al terzo posto ci sono le patatine fritte. Le frites a quanto pare sono state inventate proprio nella capitale belga e la ricetta originaria prevede che siano fritte due volte nello strutto. Oggigiorno sono rimasti solo due temerari ad aver conservato questo antico metodo di produzione: Maison Antoine e Frites Flagey. Il primo è un chiosco convenzionato con i bar circostanti. In pratica tu compri le patatine e vai a consumarle al calduccio, accompagnandole magari a una buona birra. Secondo molti, offre le patatine migliori di tutta Bruxelles. Secondo noi invece sono care e amare. Davvero nulla di speciale, abbiamo di gran lunga preferito quelle del concorrente Flagey. Questo è un più modesto furgoncino che forse non ha convenzioni con i bar e non è frequentato da celebrità, ma le patatine... beh, quelle sono da urlo!
  

 (Io assaporo le Flagey mentre Andre è - giustamente - un po' perplesso dalla Maison Antoine)

2. Al secondo posto c'è la birra. Ebbene sì, a quanto pare Bruxelles è da annoverare come patria della birra al pari di Monaco, della Boemia o dell'Irlanda. Oltre a due musei appositi di cui parleremo a breve, in città ci sono tutta una serie di negozi che possono vantare oltre 300 marche di birra e personale dalla conoscenza enciclopedica.
  
  
Ma veniamo ai due musei: il primo è a quanto pare una banale raccolta di oggetti, cereali, macchine e barili. Abbiamo scelto di non visitarlo optando per la più interessante (ma anche più pericolosa) Brasserie Cantillon. Perché pericolosa? Perché si tratta di un birrificio in attività in cui si attenta alla vita del turista più volte: 
   - anzitutto non viene guidato all'interno dei locali ma gli viene consegnato un semplice foglio che dovrebbe aiutarlo ad orientarsi. Dico dovrebbe perché come niente c'è il rischio di perdersi tra i fumi dell'alcol. 
   - se lo sventurato riesce ad orientarsi, deve scongiurare poi un duplice attacco: da arma biologica (schiere di ragni pronti ad attaccarlo) e da arma chimica (barili a rischio esplosione – è verissimo, era scritto sul famoso foglietto!)


(Scoppia? No dai, forse no... aspetta, ho sentito un gorgoglio. Ora scoppia! No... Sì...)

- l'ultima terribile prova è costituita dall'assaggio della birra fatta&finita. Dovete sapere che la Gueuze non è una birra normale, di quelle artificiali, aromatizzate, zuccherine. Assolutamente no, la politica di questo birrificio è quella di far fermentare la birra naturalmente grazie all'azione di diversi microrganismi. Che bel concetto, così ecologico, così slow food! Certo, peccato che il sapore della birra in questione sia... insopportabile.
 
   
  
(La degustazione)

1. Al primo posto, ovviamente o forse no, c'è il cioccolato. A quanto pare è una specialità belga. Altro che Svizzera, solo a Bruxelles troverete chilometri e chilometri di strade occupate nient'altro che da botteghe, negozi e fabbriche di cioccolata. Anche in questo caso era doverosa la visita al Museo del Cacao.
  
  

Si tratta di un piccolo laboratorio artigianale in cui si possono ammirare sculture di cioccolata, oggetti per la lavorazione del cacao, mappe geografiche e spiegazioni didattiche sulle proprietà nutrizionali di questo alimento. Alla fine, abbiamo assistito a una piccola dimostrazione di un Maître chocolatier con degustazione inclusa. Inutile dire che in questo caso abbiamo apprezzato molto, molto, molto più della Gueuze! 


  (C)

sabato 11 dicembre 2010

"Il sogno si avvicina" - Salvador Dalì a Milano

E' estremamente difficile recensire una mostra se si tratta di Salvador Dalì.
Non era la prima volta che ammiravamo le sue opere, a dire la verità. Siamo stati alla meravigliosa casa-museo in quel di Figueres (da andarci almeno una volta nella vita!)
e à Paris.
Quest'uomo antipatico e presuntuoso si definiva Genio.
Aveva ragione.
Sarà per questo che è così difficile scriverne? Perché lui non è di quelli che lasciano indifferenti, non è di quelli banalmente impeccabili dalla tecnica ineccepibile e nemmeno di quelli cervellotici-intellettuali-ermetici-puzza sotto al naso. Lui è pop, emo, kitsch, classico, moderno, dark, essential, (anti) conformista, teatrale... Lui unisce e divide.

Insomma, in tutto questo bailamme, ecco tre cose degne di nota della mostra a
Palazzo Reale:

1. La possibilità di interagire con un'opera d'arte a misura d'uomo!

  
2. La divisione in Stanze, ognuna con un suo tema e un suo colore.

    - La stanza della Memoria.
    - La stanza del Male.
    - La stanza dell'Immaginario.
    - La stanza dei Desideri.
    - La stanza del Silenzio.
    - La stanza del Vuoto.

3. L'incredibile video "Destino" nato da una collaborazione tra Disney & Dalì, per chiudere in modo surreale un percorso forse non ricco ma davvero ben studiato.

   
Usciti da Palazzo Reale (stranamente soddisfatti, dato che di solito la dentro le mostre le organizzano col Censura) ci imbattiamo nel freschissimo Museo del '900, sempre in Piazza Duomo. “Ingresso gratuito fino a fine febbraio” così ne approfittiamo ed entriamo. Impatto promettente!

 
Struttura bella e moderna, illuminazione interessante, “Il quarto stato” che appare, immenso e inaspettato, lungo la salita verso le sale espositive. Nella prima sala Modigliani, Picasso, Matisse e Kandinskij! Poi? Un tripudio di Boccioni & seguaci che, a onor del vero, ci annoiano a morte. A parte qualche rarità (De Chirico, Fontana, Arturo Martini) consigliamo a tutti i non appassionati di Futurismo ed Astrattismo di approfittarne finché l'ingresso è gratuito; design, location e “Il quarto stato” valgono una scappatina! 

   

   

(A, C)

venerdì 3 dicembre 2010

M Arte = Malika è Arte

Assurdo.

Circa due anni fa ormai (il 28 gennaio 2009) eravamo alla Feltrinelli di piazza Piemonte a vedere uno showcase in occasione della presentazione del nuovo libro di Michele Monina. Cantano: L'Aura (non-ancora-Abela) e Malika.
Malichè? E chi è?
Le due ci propongono "T'appartengo", "Vattene amore" e "Il bacio sulla bocca" in duetto, con le voci che si fondono amabilmente.


Poi L'Aura esegue "La donna cannone" e Manila, Macika, Maglica, quella lì, ci fa ascoltare "Pezzi di vetro".
La a noi sconosciuta italo-marocchina in un primo momento ci lascia perplessi: ma questa ci è o ci fa? Man mano, però, le cose cambiano. Ci tocca, ci arriva, ci colpisce per la sua voce, il suo modo, i suoi gesti. Quel giorno succede una cosa più unica che rara: la ragazza dal nome difficile riesce a brillare quanto L'a collega. Dobbiamo conoscerla. Destino vuole che a fine showcase il pubblico si distribuisca tra Monina, L'Aura, il bar e gli scaffali della Feltrinelli mentre Malika è lì, con la sua bimba tra le braccia, sola. Ci avviciniamo timidamente e timidamente le diciamo "Bravissima, non ti conoscevamo prima di oggi, ma abbiamo sentito che andrai a Sanremo e allora faremo il tifo per te." La sua risposta "Grazie! Comunque sono quella che canta -ta ra ta ta ta ta, ta ra ta ta ta-"

Malika va a Sanremo 2009 con "Come foglie". Ci conquista.
Malika torna a Sanremo 2010 con "Ricomincio da qui". Siamo pazzi di lei.
E di certo non siamo i soli. Qualcuno si ricorda le proteste della giuria? (video sotto) Memorabile, così come sono memorabili i commenti della Gialappa's, che nel 2009 per la Ayane facevano un tifo spudorato (... per altro erano anche fans di L'Aura, indimenticabile il loro commento dopo il primo ascolto di “Irraggiungibile” a Sanremo 2006!).

 
Ma veniamo a oggi. Malika, questa sera, ha riempito con un SOLD OUT IRREVERSIBILE il prestigioso Teatro degli Arcimboldi di Milano. Tutto estremamente semplice, tutto estremanete efficace. Abiti, scenografia, luci, una band in formissima a sostenerla. Lei è un'Artista con un talento enorme, con una grande voce ed una forte personalità. Ha alle spalle una casa discografica, quale è la Sugar, che la valorizza e la promuove, perché sa di scommettere su un cavallo vincente. Caterina Caselli e Malika Ayane sembrano incarnare la versione al femminile del Mignolo col Prof, ed hanno sicuramente più chance di riuscire a conquistare il mondo! Malika nel giro di due anni è diventata una delle cantanti più note e più stimate d'Italia, e se lo merita proprio. Nonostante la passione per lei fosse consolidata ormai da tempo, conoscevamo pochissimi brani. Eppure il suo sobrio e potente concerto non è mai stato noioso, ma sempre caldo e coinvolgente. Il momento più bello? Sono due.

- Quando ha cantato “Ricomincio da qui”, che è senz'altro una delle canzoni più alte dell'ultimo decennio nel panorama musicale italiano (e non?). Live è stata mozzafiato. L'applauso finale è letteralmente scoppiato e ha rischiato l'evoluzione in un moto perpetuo. Lei, a centro palco, era emozionatissima.
- Quando il sipario si è riaperto e ci ha regalato, per salutarci, una versione acustica di "Hello!", brano dolcissimo ma dalla melodia particolare che fa parte dell'ultimo album del suo compagno Cesare Cremonini.

Brava Malika, tu rappresenti un po' la speranza della discografia. Finchè esisteranno talenti del tuo calibro la gente probabilmente avrà la spinta per comprare i cd. E le tue oltre 100.000 copie vendute, in un periodo grigio come questo, ne sono la testimonianza.

(A)